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Vera Sighinolfi è stata con noi per tanti anni. Insieme a Eros Miari ha cominciato ad occuparsi di libri per bambini e ragazzi negli anni ’80, quando ancora l’educazione alla lettura non aveva un nome. Era appassionata di libri e di storie e le piaceva trasmettere questa sua passione agli altri. L’ha trasmessa anche a noi, che se siamo qui, a fare ed essere Equilibri, lo dobbiamo certamente a lei. Oggi Vera non c’è più, ma qui c’è ancora.

Hanno detto di Vera:

“Cominciammo con uno scatolone, in una scuola media, arrivando da una biblioteca di quartiere, alla periferia di Modena, dove entrambi avevamo lavorato, ancora studenti, come addetti di biblioteca part-time. Fu Il taglio del bosco a darci la spinta decisiva: era il primo titolo della collana “Letture per la scuola media”, di Einaudi, e ci dava il tormento. I ragazzi arrivavano in biblioteca con copia dei titoli della collana e uno dopo l’altro domandavano il primo della lista: il secondo costava già allora tanta fatica. Per me era noia, per Vera era insopportabile e andava cambiato. Lei sapeva (io no) che un’altra lettura era possibile, conosceva autori a me sconosciuti, come Leo Lionni e Lele Luzzati e sosteneva che anche per i ragazzi delle medie, terra di nessuno, qualcosa di nuovo e di diverso, si poteva e si doveva trovare. Così cominciammo a cercare e a riempire uno scatolone di piccoli tesori con cui, una mattina di maggio, entrammo nella scuola media del quartiere, pronti a scardinare il fortino professorale delle letture scolastiche.

Era il 1983. I “nostri anni ’70” – da poco celebrati in una bella mostra romana – ci avevano regalato editori per noi ancora nuovi, come Emme edizioni, Nuove Edizioni Romane, La coccinella… A Bologna apriva, in via delle Moline, una nuova libreria per ragazzi, la Giannino Stoppani. Stava cambiando tutto e stava anche per affermarsi un’espressione – la promozione della lettura – che non conoscevamo e che avrebbe riassunto il lavoro che, senza saperlo, avevamo cominciato. Sì, erano gli anni in cui cominciava ad accadere tutto e Vera era lì, a trascinarmi col suo entusiasmo. A dirmi proviamo?. Io non capivo ancora bene cosa avremmo dovuto provato a fare, ma lo facemmo.

L’abbiamo fatto per oltre trent’anni. Prima da soli, poi facendo nascere Equilibri. Lei ha lasciato presto a me e agli altri la prima fila. Lei stava dietro. Non era schiva, però, men che meno timida. Piuttosto un vulcano, di idee e di parole, disordinate e incandescenti come lava, un fluido ininterrotto di pensieri, suggerimenti, opinioni, intenzioni che ci faceva arrivare sotto tutte le forme: nei ritagli di giornale di cui ci riforniva, nelle cartoline che spediva un giorno sì e l’altro pure, nei segnalibri annotati che ci regalava, negli sms (unica tecnologia ammessa) con cui ci ricordava una mostra, un appuntamento. Tutto, però, da dietro: niente luci, niente riconoscimenti, niente grazie.

Quando, ai primi di settembre, abbiamo detto ad amiche e amici che Vera Sighinolfi non c’era più, qualcuno ci ha raccontato della cartolina, qualcuno della lettera, del biglietto, del libro, della telefonata, del pensiero che Vera aveva infilato nella loro vita. È così, regalandosi, che ha fatto leggere bambini, ragazzi e grandi. È così, senza volere, che a qualcuno di noi ha disegnato la vita.”

Eros Miari

“Cartoline. Ci siamo mandate tante cartoline. Da sempre. Io ho esaurito abbastanza presto il mio repertorio, mentre lei il suo l’ha arricchito: le faceva lei, incollando immagini su bei cartoncini Fabriano. Erano trouvaille che venivano dalla Fiera di Bologna, da cataloghi, da mostre.
L’ho conosciuta all’inizio degli anni ottanta. Eravamo alla Libreria dei Ragazzi di via Unione. Era con l’inseparabile Eros, ed è stato un incontro fra timidi esordienti pieni di aspettative: io balbettavo sulle prime uscite de La Coccinella e loro sui loro progetti di promozione della lettura. La simpatia e la stima sono state reciproche al punto che furono loro a guidarmi – nel 1987 – nella realizzazione del primo catalogo ragionato della casa editrice. Allora lei era un torrente in piena: di parole, di immagini e di stimoli, un torrente reso carsico dalla perfida malattia sulla realtà della quale ha mentito a tutti. Era una divoratrice di libri gialli e noir, ma è stata lei a introdurmi alla lettura del Munari saggista, che per me fu una folgorazione.
Parlava con reticenza del padre sindacalista, amico di Di Vittorio, col quale viveva e che ammirava. Non accettava inviti di nessun genere, nemmeno per un caffè, ma ad ogni occasione mi faceva un regalo: cornicette, quaderni, scatole di biscotti, confezioni di cartoncini colorati. Non parlava mai di sé ed è per questo che mi è molto difficile parlare di lei. Temo di infastidirla.
Ciao Vera.”

Loredana Farina

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